|
|
San Colombano (16 agosto 2018, giovedì)
|
|
La festa popolare più nota e più radicata nella tradizione ogolina è quella di san Colombano, consistente in un pellegrinaggio alla chiesetta edificata nel M.Evo a ormai 2500 m di quota e dedicata al monaco irlandese evangelizzatore delle nostre antiche genti pagane.
Alla tradizionale Messa popolare sul "sagrato" della chiesetta, segue il rituale del pranzo per il quale ogni gruppo familiare si raduna in un unico posto per condividere con la parentela i dolci tradizionali (li manzola) o una bottiglia di buon vino o un assaggio di salame o di formaggio "de baita". Nel passato, per i paesani, reduci dal taglio della "digöir" (il secondo fieno), la festa era anche occasione per fare visita al proprio bestiame fatto salire in alpeggio già a giugno e affidato alle cure dei "pastori della comunità".
Edificata nel 1616 a 2484 m s/lm era meta di pellegrinaggio per le spose che non riuscivano ad avere figli. Questa devozione al santo irlandese è singolare: in nessuna altra zona gli vengono attribuiti poteri contro la sterilità. Forse la spiegazione deriva dall'ambiente circostante la chiesetta, che ospita una fonte ritenuta miracolosa intitolata a s.Carlo. Probabilmente i poteri di queste acque, eco di un antico culto pagano, con l'avvento del Cristianesimo vennero attribuiti al santo irlandese. [citazione autorizzata by C.M.A.V. - CULTURA ]
|
|
Al pellegrinaggio in quota un tempo partecipavano tutte le genti dell'Alta Valle. Così la festa religiosa diventava anche una preziosa occasione per compravendite di bestiame, per avviare trattative di matrimonio, per barattare qualche cosa. Per i giovani poi era la giornata dell'ascensione in gruppo al Pikin e al Corno e del bagno in uno degli splendidi laghetti sovrastanti la valle di s.Carlo.
|
St. Colombano The best-known and most rooted feast in local tradition is that of St.Colombano, it consists of a pilgrimage to the small, medieval church at 2500m altitude and dedicated to Irish monk famous for evangelising our pagan ancestors. After the traditional mass, in front of the small church there follows the traditional lunch in which every family group gathers in one spot to share traditional sweet-fare (“li manzola”) or a bottle of good wine or a taste of salami or the cheese, “de baita” with the kinsfolk. In the past for the locals, back from harvesting the second hay harvest “la digöir”, this feast also offered the opportunity to visit their herds, which had been made to go to the high pastures since June in the care of community herdsmen. |
|
Se vuoi approfondire il senso che questa festa poteva avere per i nostri avi, leggi questa poesia (che avevamo data per persa!) del linguista Remo Bracchi. Il dialetto usato è uno dei tanti (quello di Piatta) dell'Alta Valtellina. Non si spaventi (... non si arrabbi) l'autore se non sempre siamo riusciti a rendere graficamente certe particolari sonorità del suo caro "platìn".
Se vuoi vedere alcune immagini del s.Colombano 2016 (e anni precedenti) , va' al REPORTAGE FOTOGRAFICO>>
|
|
|
|